La BioArt esplora il confine rivoluzionario dove arte e biologia si fondono, sfidando la nostra etica e percezione della vita. Scopri le opere di artisti visionari come Kac e Catts, le implicazioni sul collezionismo e i segreti di un’architettura che respira. Un viaggio nella pratica artistica che manipola DNA, batteri e tessuti viventi per riflettere sul futuro del pianeta e dell’umanità.
BioArt: Il Pennello è un contagocce, la Tela un Organismo Vivente
Immagina una tela che non è di lino o cotone, ma di carne. Immagina che i colori sulla tua palette non siano pigmenti di terra o oli, ma batteri geneticamente modificati che brillano di una luce verdastra al buio. Immagina un’opera d’arte che non sia statica, ma che cresce, si evolve, si ammala e, inevitabilmente, muore. Benvenuti nel mondo della BioArt, la pratica artistica più radicale e provocatoria del XXI secolo, dove l’artista assume il ruolo di demiurgo, scienziato e filosofo, ponendo domande scomode sulla vita, l’etica e il futuro della nostra specie.
Questo movimento non si limita a rappresentare la vita; utilizza la vita stessa come medium. È un dialogo serrato e affascinante con le biotecnologie, che spazia dalla manipolazione del DNA alla coltura di tessuti, fino alla creazione di ecosistemi in miniatura. Per un pittore visionario come me, è il campo di esplorazione più estremo: la pittura diventa un atto letteralmente vivente.
I Materiali della Nuova Avanguardia: DNA, Batteri e Tessuti
La BioArt abbandona i materiali tradizionali per abbracciare quelli che sono i veri mattoni dell’esistenza. Gli artisti di questo movimento operano spesso in laboratori, in collaborazione con scienziati, utilizzando strumenti come:
- Colture cellulari e tissutali: Per creare sculture di carne senza corpo, come il famoso Victimless Leather (giacca senza vittime) di Oron Catts e Ionat Zurr.
- Batteri geneticamente modificati: come quelli utilizzati da Eduardo Kac per la sua opera GFP Bunny, il coniglio Alba reso fluorescente sotto luce ultravioletta grazie a un gene di medusa.
- DNA: Usato come archivio di informazioni o come materiale scultoreo vero e proprio.
- Funghi e miceli: Impiegati per creare architetture viventi e biodegradabili, un perfetto ponte con l’eco-sostenibilità.
- Protocolli scientifici: La stessa procedura di un esperimento può diventare l’opera d’arte, in una performance di laboratorio.
I Temi Cardinali della BioArt e i suoi Profeti
La BioArt non è solo una questione di tecnica, ma di contenuto profondo. Ecco i suoi temi chiave, esplorati dai suoi massimi interpreti.
1. Biologia e Vita: La Creazione (e la Decostruzione) del Vivente Il tema fondante è l’utilizzo della vita come mezzo espressivo. L’artista non dipinge un paesaggio, lo crea in “una piastra di Petri”: vedi NOTE in fondo

Quando coltivi un fungo in una piastra di Petri su agar, la sua -vera- forma diventa visibile.
Artista di riferimento: Eduardo Kac. Pioniere indiscusso, Kac ha fatto della BioArt una filosofia. La sua opera “GFP Bunny” (2000) è iconica:

Alba, il coniglio transgenico fluorescente, non era inteso come un mero esperimento, ma come un essere sociale da integrare in famiglia, per innescare un dibattito pubblico sulla transgenesi animale. Kac ha anche creato “Edunia“, una pianta transgenica che unisce il suo DNA a quello di una petunia, in un’opera che letteralmente diventa il ritratto genetico dell’artista. In quest’opera, è proprio ciò che identifica e rifiuta l’Altro che l’artista integra nell’Altro, creando così un nuovo tipo di sé che è in parte fiore e in parte umano:
“Natural History of the Enigma” è un vegetale, una nuova forma di vita creata da Kac e che lui chiama “Edunia“:

kac.nat.hist.enigma
2. Etica e Società: Il Dibattito Necessario
La BioArt è forse la corrente artistica più eticamente impegnata. Ogni opera è una domanda senza una risposta facile: fin dove possiamo spingerci? Chi controlla i controllori? Artisti di Riferimento:
Oron Catts e Ionat Zurr (SymbioticA)

“L’arte è uno strumento molto importante per mettere in luce questioni che
necessitano di maggiore attenzione e per dare significato a ciò che è nascosto e, oscurato”
Il collettivo australiano SymbioticA, con sede all’Università del Western Australia, è il cuore pulsante della BioArt mondiale. La loro opera:
“Victimless Leather” (2004) è una mini- giacca coltivata in vitro da cellule staminali di topo e umane

L’opera critica il desiderio umano di beni di lusso senza conseguenze, ma allo stesso tempo pone un dilemma: è più etico indossare una giacca che non ha mai vissuto, o una per la quale è stato ucciso un animale? L’opera, ironia della sorte, è stata “soffocata” da un becco nutrito troppo a lungo in un museo, morendo e diventando metafora della sua stessa fragilità.
Oron Catts in un’intervista conclude dicendo: “Il Critical Art Ensemble mi ha influenzato in modo significativo quando li ho incontrati alla fine degli anni ’90. Il loro approccio mi ha insegnato molto su come distinguere l’arte dall’attivismo, loro tendono all’attivismo”.
3. Natura e Tecnologia: Un Matrimonio Inquietante
La BioArt esplora il confine sempre più labile tra il naturale e l’artificiale. La tecnologia non è più solo uno strumento, ma un partner nella creazione della vita. Artista di riferimento: Joe Davis. Artista e ricercatore al MIT, Davis è un genio eccentrico. In “Microvenus” (1986), ha codificato un simbolo germanico antico che rappresenta la vita e la femminilità in una sequenza di DNA, inserendola poi in un batterio E. coli:

Padre e Madre – colorazione dell’eterocromatina nella cellula
Cellule di E. coli in coltura (© Dr. Stanley Flegler/Visuals Unlimited/Corbis)
Ha, di fatto, creato il primo organismo a contenere un messaggio artistico e poetico nel suo codice genetico, unendo mitologia e biologia molecolare.
4. Corpo e Identità: Chi Siamo Diventeremo?
In un’epoca di trapianti, protesi e modifiche genetiche, la BioArt interroga il concetto di identità corporea. Il corpo non è più un dato di fatto, ma un progetto in divenire. Artista di Riferimento: Stelarc sebbene noti per le performance, il lavoro di Stelarc è profondamente bio-artistico. In “Ear on Arm” (2006-in corso), si è fatto crescere un terzo orecchio sul proprio avambraccio, con l’intenzione di dotarlo di una connessione internet e di un microfono. L’opera è una riflessione radicale sul corpo come architettura obsoleta, da rimodellare e potenziare, sfidando ogni concezione tradizionale di identità fisica:

Fonte – Un uomo si fa crescere un orecchio sul braccio e si connetterà a Internet così che il mondo possa ascoltare
5. Critica e Riflessione: L’Arte come Cassa di Risonanza
Le opere di BioArt sono spesso critiche sottili ma feroci alle derive della società, del capitalismo e della scienza senza coscienza.
Artista di Riferimento: Critical Art Ensemble. Questo collettivo usa la biologia per demistificare le narrative del potere. In opere come “Molecular Invasion“, hanno rilasciato in un ambiente controllato un gene soppressore resistente al Roundup (l’erbicida della Monsanto), mettendo in scena una contro-narrazione alla presunta invincibilità degli OGM e criticando il monopolio delle corporation sull’agricoltura.
Il collettivo ha scritto 7 libri, i cui scritti sono stati tradotti in 18 lingue. Tra i suoi libri figurano: The Electronic Disturbance (1994), Electronic Civil Disobedience & Other Unpopular Ideas (1996), Digital Resistance: Explorations in Tactical Media (2001), Molecular Invasion (2002), e il libro-progetto Disturbances (2012).
6. Bellezza e Perturbante: L’Incanto del Grottesco
La BioArt ha una doppia natura: può rivelare una bellezza nascosta e sublime (come i pattern di una colonia di batteri) e allo stesso tempo provocare un senso di inquietudine (l’Uncanny Valley di un tessuto che vive senza un corpo). Artista di Riferimento: Anna Dumitriu. La sua pratica unisce microbiologia e tradizione artigianale. In “The Romantic Disease” (2014), ha coltivato batteri della tubercolosi su antichi ricami, poi sterilizzati:

L’opera è esteticamente affascinante, ma carica di storia perturbante di una malattia che ha segnato l’umanità, mostrando la bellezza nel pericolo e la storia nei microbi.
BioArt e Architettura Eco-Sostenibile: Quando gli Edifici Respirano
Uno degli sviluppi più affascinanti della BioArt è la sua applicazione nell’architettura eco-sostenibile. Qui, l’arte non si limita a criticare, ma progetta alternative. Fatto Interessante: Il progetto “Hy-Fi” di The Living (David Benjamin), esposto al MoMA di NY, era una torre temporanea costruita con mattoni fatti di miceli di funghi e scarti agricoli:

- Questi mattoni erano completamente compostabili e, alla fine della mostra, sono stati restituiti alla terra come fertilizzante. È un esempio di architettura che non estrae, ma restituisce.
- Protagonisti che hanno conquistato il mondo: figure come Philip Ross (MycoWorks) hanno trasformato questa visione in un business di successo, creando materiali da costruzione e persino pelle vegana (Reishi) partendo dal micelio dei funghi, attirando investimenti milionari e collaborazioni con grandi brand del lusso. Hanno capito che il futuro è crescere gli oggetti, non produrli.
Il Collezionismo nell’Era della Vita: Come si Acquista un’Opera che Muore?
Questa è la domanda che affascina ogni collezionista d’avanguardia. Come si colleziona la BioArt?
- L’Opera come Ricetta: Molte opere non sono l’organismo in sé, ma il protocollo per ricrearlo. Il collezionista acquisisce i diritti e le istruzioni certificati per “attivare” l’opera in un contesto controllato.
- La Scatola degli Attrezzi: Il collezionista può ricevere un kit contenente i campioni cellulari, i terreni di coltura e le linee guida per la conservazione, con l’obbligo morale di mantenere in vita l’opera.
- Documentazione come Opera: Spesso, l’opera d’arte è la documentazione fotografica, video e narrativa del processo. L’organismo vivo era la “performance“, mentre la sua traccia diventa l’oggetto da collezione.
Questa sfida rende il collezionista un co-creatore e custode responsabile, un concetto che sta radicalmente ridefinendo il mercato dell’arte.

JOE DAVIS mimicking the symbol him and Dana engineered into the Microvenus bacteria
Conclusione: La Visione dell’Artista-Sciamano
La BioArt non offre risposte confortanti. Al contrario, ci getta in un territorio ambiguo, perturbante e meraviglioso. Per noi artisti, rappresenta l’ultima frontiera della responsabilità creativa. Non stiamo più solo dando forma al mondo delle idee, ma stiamo intervenendo direttamente sul tessuto della vita. Siamo chiamati a essere etici, informati e profondamente visionari.
È un richiamo a cui un pittore come me, non può rimanere sordo. Forse il mio prossimo quadro non sarà solo su tela, ma con la tela. Forse i miei colori cominceranno a respirare. La BioArt ci ricorda che l’arte è, e sempre sarà, la più potente tecnologia di riflessione che l’umanità abbia mai inventato.
GIO’ PASTA: L’ALCHIMISTA DELL’INVISIBILE
Immaginate di poter vedere il respiro di una foglia.
Il campo magnetico di un fiore.
L’energia pura che scorre nelle vene di un insetto, invece del sangue.
Questa non è fantascienza. Questa è la mia BioArte .
Io non dipingo la natura; ne dipingo l’essenza vitale, l’impronta energetica, quel dialogo segreto e incessante che avviene nel regno dell’invisibile. Le mie visioni creative non sono semplici rappresentazioni, sono traduzioni visionarie.
Sulla tela, ciò che è micro diventa macro. Ciò che è silenzioso diventa un’esplosione di colore e forma. Un batterio non è più una minaccia da temere, ma una costellazione di energia pura. La clorofilla non è un pigmento, ma un fiume di luce verde che canta l’inno alla vita.
La mia pittura è un ponte.
Un ponte gettato tra il regno del visibile – quello che tutti crediamo di conoscere – e il regno dell’invisibile, che è la vera fonte di ogni meraviglia. È un’arte che non si osserva passivamente, ma si frequenta. Si entra nel mio campo energetico e ci si lascia pervadere dalle mie vibrazioni.
Gio’ Pasta non è solo un artista visionario, è un cacciatore di frequenze, un esploratore di quel paesaggio subliminale dove la vita nasce, si trasforma e comunica. I miei strumenti non sono solo pennelli e pigmenti, ma antenne sintonizzate sull’infinito.
Per questo la mia BioArte non è un semplice stile pittorico. È una filosofia visionaria, un atto di fede nella bellezza che non si mostra, ma che esiste, potente e inarrestabile. È l’energia che muove l’universo, resa finalmente visibile ai nostri occhi stupiti.

https://www.artmajeur.com/gio-pasta/it/opere-d-arte/17865028/visione-immacolata
Note:
“La piastra di Petri” significa che qualcosa viene sviluppato o fatto crescere in una piastra di Petri, che è un contenitore cilindrico poco profondo usato in laboratorio per coltivare microrganismi (come batteri e funghi) o cellule e tessuti vegetali o animali. La piastra contiene un terreno nutritivo, come l’agar (deriva da un’alga, si usa anche in cucina) su cui i microrganismi possono proliferare e formare colonie visibili. Esempio: Se si dice che un batterio “lo crea in una piastra di Petri”, significa che il batterio è stato coltivato in questa piastra e, crescendo, forma una colonia visibile di microrganismi.




